Qualche tempo fa vi avevo parlato della mia vacanza in America, vi ho raccontato un po’ di come ho conosciuto Lauren, la mia amica americana e di come sono finita a New York, se ve lo siete persi, cliccate qui.
Eeeeee ora, torniamo a noi..
Arrivate in stazione, io e Lauren, abbiamo cercato un locker, cioè un armadietto o un lucchetto, dove chiudere e lasciare i nostri zaini per quella giornata.
Pronti, via nel bel mezzo della vita newyorkese!
Taxi gialli sfrecciano ovunque e mentre parlavo con Lauren, ho capito che cab vuol dire taxi. Nessuno dice “let’s call a taxi” ma si dice “let’s call a cab”.

Ok, appuntato!
Per muoversi anche se di “poco”, secondo la mappa, bisogna prendere la metropolitana che io, come il libro insegna, definivo “underground”, ma nessuno dice così!
>.<
“Too english” mi risponde Lauren, loro dicono “subway” ma molto spesso nello slang “tube”.
La giornata vola e vediamo il più possibile, abituandoci presto al ritmo frenetico della città che corre in continuazione.
Ho conosciuto sua cugina Heather e siamo andate a cena a Little Italy. Ovviamente i ravioli non erano come quelli della mamma Giuli … ehehe. Il vino costa molto di più e tutti pagano con il bancomat. Ognuno paga la sua parte ma ognuno da al cameriere la sua carta. Per me stranissima questa cosa!

Quando ci siamo alzate abbiamo iniziato subito a camminare veloce, come se la cena non fosse effettivamente stata un momento di tranquillità ma più che altro qualcosa DA fare. Ma sono newyorkesi J they are alway in a hurry (sempre di corsa), quasi mi ricordo Milano come un posto tranquillo a questo punto.
Mentre stavo raccontando del programma per il giorno dopo ho detto che avrei voluto visitare la statua della libertà pronunciandolo, evidentemente, in un modo divertente e un po’ imbarazzante. La mia pronuncia di “STATUE” era pessima e Heather mi ha aiutato pronunciandolo più volte. Insomma quel “TU” si legge “schiù” e fa ridere ma se lo dico nel mio inglese italianizzato nessuno, mi capisce.
Al mattino dopo, la zia Katie ci ha offerto oatmeal cioè avena che si lascia nell’acqua o nel latte tutta la notte e poi si mangia come colazione. Viene anche chiamata porrige ed è un pasto perfetto per cominciare una nuova giornata 😉

Via di nuovo, con la mia macchina fotografica rosa, di quelle che con l’obiettivo chiuso che restano piatte, in giro di nuovo a scattare foto:

Brooklyn bridge
I piani saltavano immancabilmente, improvvisavamo stop in negozi, musei o gallerie che attiravano la nostra attenzione.
Ci sono infatti, negozi di ogni tipo e genere, da quelli interamente dedicati ad una squadra di football a quello dedicato ai M&M’s. Una bottega interamente dedicata agli appassionati di supereroi e una dedicato alla magia (un po’ in stile Harry Potter).
La frenesia della città è un po’ come a Milano ma moltiplicata per otto milioni di persone.
Quando pensavo di aver visto di tutto, siamo arrivate a TIME SQUARE! Ormai era sera ma c’erano talmente tante luci e colori che sembrava di essere in pieno giorno. Era quasi impossibile fermarsi per fare una foto perché c’era tantissima gente. È un luogo che attrae molti turisti e a confermarlo c’erano personaggi Disney che giravano per la strada con cui era possibile fare una foto per qualche dollaro.
Mentre aspettavamo il FERRY, traghetto, per la statua della libertà ho mangiato un cupcake di Vanilla bakery, very good!

Siamo state a new York solo qualche giorno ma avevo sempre la sensazione che ci fosse ancora molto da fare e vedere. Una città che ti toglie il fiato e ti dà la possibilità di fare qualsiasi cosa ti passi per la testa.
Frenetica, singolare e scoppiettante.
Non vedo l’ora di volare via ancora e ancora ♡
[…] Finalmente ero atterrata sul suolo americano, che meraviglia… ✈️ […]